Torino Design Week - Sovrapposizioni
Intervista radiofonica in diretta
Radioweb Onde Quadre - 2 Novembre 2010 - 18:30
Biografia...
Marco
Petrino nasce nel 1959 a Torino, dove vive e lavora nell’ambito della
comunicazione pubblicitaria.
Sovrapposizioni - Novembre 2010
L'occhio sulla strada - Ottobre 2009
L’”intimità collettiva” osservata da Marco Petrino è uno dei temi che registra maggior attrattiva, per i suoi aspetti di spaccato socioculturale, e per quelli di carattere identitario - documentario.
La ricerca fotografica in ambiti collettivi e pubblici - strade, città, borghi, piazze, etc. dove “far parlare” la gente attraverso gesti, abitudini e costumi - è un punto cruciale del lavoro di questo acuto fotografo che nella vita si occupa di advertising.
L’immagine rubata alla vita di tutti i giorni confà alla sua innata capacità di attingere con leggerezza all’intimo delle cose traendo in modo garbato l’aspetto ironico e surreale del quotidiano.
Per Petrino studiare l’”uomo” nel suo behaviourism porta da un lato all’individuazione di spazi di relazione tra le persone - le agorà naturali che si creano negli angoli e nei vicoli urbani - e le espressioni comportamentali dell’individuo, che si distingue dalla massa attraverso dettagli che ci risultano inesorabilmente familiari.
Monica Mantelli - 2009
Ogni foto di Marco vive della propria identità narrante: ognuna, all’interno di
sé, snoda il proprio racconto sull’uomo, sulla sua vita, sul suo essere in
relazione al proprio tempo e alla propria città. La Torino in cui vive e che ama
si fa per Marco cornice inaspettata, moderna e suggestiva dei suoi fotogrammi e
questa Torino discreta, riservata, qualche volta timida, mai eccessivamente
vistosa, mai insolitamente esagerata sembra, in essi, parlare sottovoce.
La sensibilità umana e artistica con cui Marco registra movimenti, gesti,
espressioni dei personaggi che la abitano, insieme alla capacità e alla
competenza di saper cogliere situazioni “narranti” nei suoi frammenti, in angoli
di strade, in spazi aperti e in piazze deserte o brevemente affollate, si
traduce in segni e in una grammatica compositiva altamente ricercata e raffinata
attraverso la limpida trasparenza del suo sguardo e del suo occhio fotografico.
Tra le sue mani e le sue dita la macchina fotografica diventa strumento per
esplorare la complessità umana in relazione al Sé e al suo sentire. E lo fa con
delicatezza , con garbo, con quell’attenzione e con quell’elegante rispetto
verso la dignità della vita e dell’umanità che gli appartiene e gli è propria
come persona e come fotografo.
La contemporaneità, che nelle sue foto si fa ritratto di un’epoca, è mossa da un
tempo lento, silenzioso, quasi una moviola sull’incedere affannoso dell’uomo. I
personaggi delle sue immagini, così come passanti integrati nel loro tempo e nel
loro spazio, si fanno poi, ad una lettura più attenta, presenze interrogative e
riflessive sulla vita. Essi sono attori e non spettatori del cambiamento, della
resistenza all’accadimento e all’avvenimento, fedeli paesaggi di una realtà che
ha il privilegio di Essere.
Per questo non sono apparizioni fugaci ma vivono e respirano dentro
un’inquadratura che si fa estetica e simbolica come figure partecipi,
assolutamente essenziali nel diventarne nucleo narrativo: sapientemente
illuminate, altre volte controluce, altre volte ancora modellate da luce
radente, fermate al tavolino di un bar o davanti al banco di un mercatino
dell’antiquariato, vicine a un manifesto pubblicitario, solitarie nel loro
andare, curiosamente contrapposte ad altri, gioiosamente dialoganti con la
propria ombra, esse si fanno brevi unità di una folla indistinta ma precisa che
condivide la vita come il bene più prezioso.
E’ la centralità della persona che emerge nelle foto di Marco, è la positiva
ricerca dell’armonia dell’uomo nel suo contesto di vita, avvolti in brume e
nell’aria fresca e frizzante della domenica mattina, quando ciascuno può
concedersi la serenità di una passeggiata o di un pensiero a cielo aperto: ogni
immagine di Marco è un microframmento che si fa svelamento della tranquilla,
serena e profonda seduttività di un quotidiano che non finisce mai di rivelarsi. Paola Camiciottoli - 2008
L'occhio sulla strada -
Aprile 2008 Già, perché Marco ha osservato a lungo il mondo, dedicandosi per trent’anni alla fotografia. Poi ne ha selezionato una importante componente, l’uomo, che Marco cerca tutt’intorno per trovarlo, senza tentativi di estrapolazione, immerso nel suo surrounding: la strada. Di qui una serie di immagini che con troppa leggerezza ed una venatura poco riguardosa viene schematizzata con l’etichetta di street photography. Forse perché sembra la fotografia più facile, che non richiede grande preparazione, che non impegna un artista ma solo un viandante armato della sua fotocamera. Ma osservando le immagini di Marco ci si accorge con la rapidità di un balenio che le sue non sono né solo street photography né sono fotografie facili. Ogni volta che Marco fotografa, si badi fotografa, non preme solo un pulsante, egli segna come una pausa nel trascorrere della vita, una pausa giocosamente contemplativa, un episodio dove il tema della “gente” piano piano prende il sopravvento per poi fissarsi con autorità ed eleganza. Osserviamole bene: queste immagini sono un inno all’uomo, alla sua nobiltà. Per Marco c’è una dignità della persona che egli fissa in fotografia nitide e pulite come si conviene alla grandezza dei soggetti ritratti. Non la descrizione del degrado fisico, non lo scontato realismo delle rughe e dei segni del tempo; no, ci si trova di fronte a figure raccolte in sé, da guardare con un certo stupore per quanto sono attraenti: in tutte un’arcana immensità le circonda; non c’è più la denotazione della strada ma la connotazione di un senso solenne di riposo che ci viene esplicitamente rivelato dal signore seduto al tavolino del caffè. A quell’uomo curvo col giornale sottobraccio diremmo “buongiorno signore” se l’incontrassimo per strada; non disturberemmo mai quel signore che legge il giornale per chiedergli un’informazione, ma ci scapperebbe un sorriso davanti alla foto del “grande e piccolo” perché Marco non è un artista serioso. Quel sorriso serpeggia spesso nelle sue immagini e non è ironia, ma simpatia per i suoi soggetti. E Marco ce la comunica: non ho mai visto un artista così aperto e così facilmente leggibile; cosa molto rara ai nostri giorni. Se poi si volesse chiedere a Marco qual è la speranza che regge la vita degli uomini egli, simbolicamente potrebbe mostrarci quella del bimbo in bicicletta, che stringe in curva per evitare l’ostacolo. L’impressione generale è quella di un artista che domina da signore tecnica e congegni della sua poetica e li muove con un senso di tranquilla performance. Felice Volpe - 2008
2008: “Torino, un sogno lungo un giorno” Scuderie della Tesoriera – Torino (collettiva) 2008: “L’occhio sulla strada” Eidos Foto – Torino (personale) 2009: “Tango Red Family Passion” Cascina Giaione e Cortile del Maglio – Torino (collettiva) 2009: “La mia foto più bella” Eidos Foto – Torino (collettiva) 2009: “Ragazzi da Strada” Circolo La Cadrega – Torino (con Daniele D’Antonio e Andrea Actis Oreglia) 2009: “L’occhio sulla strada” Beerba Food Design Lounge – Torino (personale) 2010: “L’occhio sulla strada” galleria PiazzaDuomoTre – Salò (BS) (personale) 2010: "El ojo en la calle" Museo Pedagogico - Montevideo (Uruguay) (personale) 2010: “Tango Red Family Passion 2.0” Cinema Empire – Torino (collettiva) 2010: “I giorni della Sindone (ostensione di una città)” Libreria I libri di Prospero – Torino (personale) 2010:
"Sovrapposizioni" Torino Design Week - Torino (personale)
Sul web...
Le sue foto sono anche su...
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